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Ancora una vita salvata da arresto cardiaco grazie all’APP e al defibrillatore

Nel pomeriggio di Sabato 19 settembre, a San Lorenzo, nel comune di Castell’Arquato (Piacenza) un uomo di 66 anni è stato colto da arresto cardiaco improvviso.

I passanti hanno quindi chiamato immediatamente il 118, che oltre a avviare le procedure interne di invio dei soccorsi, ha inserito l’evento anche all’interno dell’APP “DAE RespondER”.

L’APP “DAE RespondER” è stata sviluppata dal Sistema 118 con lo scopo di ridurre i tempi di intervento nel caso di arresto cardiaco.

Infatti, quando viene segnalato un arresto cardiaco, con conseguente necessità manovre RCP e l’impiego del defibrillatore, il sistema invia l’alert anche alle APP.
Gli utilizzatori dell’APP, installabili liberamente su qualsiasi cellulare, in prossimità dell’evento potranno quindi prestare soccorso prima ancora prima dell’arrivo del personale del 118, potendo impiegare il defibrillatore (l’APP segnala la posizione dei DAE più vicini) in tempi minimi necessari per avere alte chance di successo.

Grazie a questa tecnologia, la notifica è stata visualizzata da una volontaria nelle vicinanze, che si è immediatamente attivata per prestare soccorso.

Sono state necessarie ben 6 scariche del defibrillatore, ma il cuore ha ripreso a battere.

In seguito i soccorritori del 118 di Fiorenzuola hanno stabilizzato l’uomo e trasportato in elicottero all’Ospedale Maggiore di Parma.

Oggi sono disponibili molte APP che offrono questo servizio, le più note sono:

  • DAE RespondER
  • DAE DOVE
  • Progetto Vita

L’APP può essere installata da chiunque, tuttavia il vantaggio può essere enorme, come in questo caso, se ad installarla è un volontario attivo nell’emergenza medica (ANPS, Misericordia, CRI, ..) oppure una persona che ha effettuato una formazione BLSD o comunque di primo soccorso.

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Soffocamento da cibo in lattanti e bambini, l’importanza delle manovre di disostruzione delle vie aeree

In questo articolo parleremo dei numeri e dello scenario in Italia.
Ufficialmente in Italia, ogni anno, circa 450 bambini sono oggetti di ostruzione delle vie aeree.

Nella maggior parte dei casi l’ostruzione è di tipo alimentare.

In media in Italia ogni anno 30-50 bambini perdono la vita per soffocamento, ovvero 2-4 episodi ogni mese.

L’età in cui accade più spesso questo spiacevole evento è tra 6 mesi e 2 anni e la causa principale è l’inalazione di corpi estranei:

  • 65% cibo
  • 20% giocattoli
  • 15% altro

In Italia 1.000 ospedalizzazioni l’anno.

Il soffocamento da corpo estraneo rappresenta un problema rilevante di salute pubblica: esso costituisce una delle principali cause di morte nei bambini di età inferiore ai 3 anni, ma la quota di incidenti rimane elevata fino ai 14 anni di età. Nel caso di ostruzione parziale delle vie aeree il corpo estraneo si trova in una posizione in cui il passaggio di aria anche se ridotto è ancora sufficiente (Ministero della Salute 2017).

Tuttavia queste statistiche ufficiali sembrano essere solo la “punta dell’Iceberg”, poiché la maggior parte di decessi di bambini e lattanti viene classificata diversamente.

Infatti, Secondo i dati ufficiali dell’ISTAT, il 27% delle morti classificate come “accidentali”, nei bambini da 0 a 4 anni, avviene per soffocamento causato da inalazione di cibo o di un “corpo estraneo”.

Passando nelle fasce d’età 5–9 anni e 10–14, la percentuale di morti per soffocamento diminuisce progressivamente (11,5% e 4,7%), ma rimane comunque tra le più significative tra le cause accidentali.

In una ricerca del Ministero Della Salute, viene stimato che, in Europa, ogni anno, 500 bambini muoiano soffocati.

Le stime più recenti in Italia, calcolate includendo anche episodi di minore gravità (che si sono risolti grazie all’intervento della famiglia, senza la necessità di rivolgersi ai sanitari), mostrano come l’incidenza reale del fenomeno sia 50-80 volte superiore rispetto a quella dei ricoveri, ovvero 80.000 episodi di soffocamento stimati ogni anno solo in Italia.

Questo si traduce una media di oltre 6.600 episodi al mese e di 219 episodi al giorno.
Episodi di soffocamento al mese: 6.666, con una media di 3 decessi
219/gg.

Nei prossimi articoli parleremo nel dettaglio di:

  • Gli alimenti a rischio soffocamento nei lattanti e bambini
  • Manovre di disostruzione vie aere nei lattanti e bambini

Ricorda, ogni corso BLSD e PBLSD (corsi di primo soccorso e impiego del defibrillatore), comprendono nelle manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare (RCP), anche la disostruzione delle vie aeree.

Con la consapevolezza che abbiamo oggi, un corso di questo tipo non può mancare nel bagaglio informativo e culturale che ci portiamo dietro, nella speranza di non dover mai mettere in pratica tali manovre, queste possono giocare un ruolo fondamentale tra una tragedia e un lieto fine.

Fonti:

  • http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2618_allegato.pdf
  • https://www.simeup.it/?page_id=5522
  • https://www.fnopi.it/archivio_news/attualita/2717/Disostruzione%20vie%20aeree%20-1-.pdf
  • https://ilfattoalimentare.it/soffocamento-cibo-bambini.html
  • https://www.nurse24.it/specializzazioni/emergenza-urgenza/ostruzione-vie-aeree-manovre-salvavita.html

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Arresto cardiaco, compressioni toraciche profonde possono prevenire danni cerebrali

Secondo uno studio presentato al congresso ESC 2020, in caso di arresto cardiaco le compressioni toraciche profonde riducono al minimo il rischio di danni cerebrali, nonostate spesso non vengono utilizzate perché possono creare danni, come ad esempio fratture alle costole.

European Society of Cardiology (ESC) è un’organizzazione internazionale indipendente e senza scopo di lucro.

I membri di ESC, che conta oltre 95.000 professionisti nell’ambito della cardiologia, offrono volontariamente il loro tempo e la loro esperienza al fine di condividere informazioni, effettuare studi, adottare tecniche e strumenti per rendere più efficaci le cure mediche.

ESC Congress è il più grande congresso al mondo di medici e professionisti cardiovascolari che contribuiscono alla consapevolezza globale degli ultimi studi clinici e delle nuove scoperte scientifiche.
ESC Congress 2020 si svolge online dal 29 agosto al 1 settembre.

Secondo la Dr.ssa Irene Marco Clement dell’Ospedale universitario La Paz, Madrid, la compressione profonda del torace è utile perché rende migliore flusso del sangue verso il cervello e in generale riducendo sensibilmente i danni al cervello stesso e mantenendo le funzioni cerebrali.

La ricercatrice ha esaminato l’impatto di questa particolare tecnica per quanto riguarda il profilo neurologico su vari sopravvissuti agli arresti cardiaci. La ricercatrice ha valutato in particolare le lesioni correlate alle compressioni toraciche profonde.

Il periodo oggetto dello studio va dal 2006 al 2020, e si riferisce a vari pazienti ricoverati nei reparti di assistenza cardiaca dell’ospedale in seguito a eventi di arresto cardiaco.

I pazienti presi in esame sono 510, con età media di 63 anni e l’81% di essi era maschio.

La ricercatrice ha notato innanzitutto che in questo periodo è aumentato l’uso di defibrillatori automatici e semiautomatici esterni (DAE).

Dal 2010 è aumentata la percentuale di lesioni legate alle manovre di rianimazione cardio-polmonare (RCP): 12,7% nel 2006-2010, 23,5% nel 2011-2015, 22,7% nel 2016-2020 (p = 0,02).

La sopravvivenza e il risultato neurologico sono migliorati in modo significativo durante lo studio di 14 anni.

I soccorritori laici tra i cittadini sono cresciuti nel tempo, così come la loro formazione grazie ai corsi di primo soccorso e BLSD.

In pratica lo studio evidenzia che per essere maggiormente efficaci, è necessario effettuare compressioni profonde, anche se questo implica qualche lesione, come ad esempio la rottura di qualche costola.

Nell’articolo ufficiale dello studio https://www.escardio.org/The-ESC/Press-Office/Press-releases/Deep-chest-compressions-prevent-brain-damage-during-cardiac-arrest non viene fatto riferimento a quanto le compressioni devono essere profonde.

Presupponiamo che intenda nel rispetto delle line guida internazionali che indicano una profondità nell’adulto di 4-5 cm, sottolineando il fatto che compressioni di 3 cm siano poco efficaci anche se diviene improbabile recare lesioni durante le manovre di soccorso.

Nel caso in cui il soccorritore non professionista durante un massaggio cardiaco si accorga della rottura di una costola, e di istinto oppure in modo ragionato, modifichi le compressioni con una profondità inferiore per non fare danni, in realtà risulterà decisamente meno efficace e le conseguenze potrebbero essere ben peggiori.